Amo i negozi di dischi; sopratutto quelli grandi dove ti perdi tra gli scaffali e, per raggiungere i dischi posti nei ripiani più alti, devi salire su uno scalino di plastica bianca.

Amo ancora di più i negozi di dischi usati, ogni disco, oltre a contenere la storia narrata dalle note delle proprie melodie, ne nasconde altre : ceduto per racimolare qualche soldo, dato al negoziante per disfarsi di qualche ricordo doloroso, usato come merce di baratto.; per raggiungere i dischi posti nei ripiani più alti devi salire su uno scalino di plastica gialla.

Quello che mi colpisce è l’ordine e la catalogazione precisa. Prima viene il genere musicale poi l’ ordine alfabetico e, in caso il musicista abbia fatto più dischi, l’ anno di pubblicazione.

In questi giorni di quarantena, il tempo scorre lento e, preso dalle migliori intenzioni ho messo ordine alla collezione dei miei dischi. Volevo catalogarli come i negozi di dischi, quelli che amo. Genere, ordine alfabetico e anno di pubblicazione. Nonostante abbia avuto le migliori intenzioni, non sono riuscito a essere preciso. Ho creato però una sezione a se: dischi acquistati in viaggio con i Satoyama in negozi di cd usati.

A Mosca, in quel negozio di dischi di seconda mano, il tempo si è fermato come è fermo ora. Siedo ora sul divano e ascolto le note che escono dalla tromba di Don Cherry.

A chi sarà appartenuto questo disco ? Ad uno studente che aveva bisogno di racimolare qualche soldo ? Forse un vedovo anziano che ascoltava le melodie di quel disco con la moglie ? Oppure a qualche musicista che lo ha barattato con un disco dei Pink Floyd ?

Foto di Davide Menarello
Racconto di Luca Benedetto

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