L’occhio di un fotografo talentuoso (come Davide Menarello ça va sans dire) riesce a fare parlare le immagini che cattura.

La cucina del club di Samara ha due identità differenti:
l’accoglienza del pre cucina: un luogo caldo, accogliente e sospeso nel tempo. Ci sono giacche appese al muro che aspettano di avvolgere cuochi e camerieri a fine turno; sopra alla cerata ci sono delle tazze piene di di te o caffè contenuto nel thermos al bordo del tavolo; vicino al thermos, un cellulare bianco con lo schermo rivolto verso il basso, fa il pieno di energia.

L’interno della cucina è frenetico, intimo e tutto pulitissimo. Una ragazza aggiunge delle spezie ad una zuppa che sobbolle sui fuochi della cucina in inox lucidissima. Gli ingredienti sono racchiusi in contenitori ermetici, ben catalogati ed ordinati; sembra quasi un negozio di dischi.

La mattina le cucine custodiscono i segreti della notte. L’orologio del forno illumina ad intermittenza utensili, fornelli, frullatori, frighi, padelle e piatti, tutti in attesa di iniziare a lavorare: pelare barbabietole di un borsch, riempire di carne stufata vareniki, friggere bliny dorati.

La sera le cucine si trasformano in corti affollate. Cuoche danno ordini, seguono le comande appese al muro, spadellano e fanno la predica a qualche aiuto cuoco sbadato. A vederli da fuori sembra la dea Kali (quella con tante braccia) che balla il tip tap su carboni ardenti.
Dea del proprio regno che distribuisce cibo convivialità e condivisione. Prima ballerina del corpo di danza che guida le coreografie perfette di antipasti, primi, secondi e dolci.

La notte la cucina diventa il regno dei lavapiatti. Dopo il servizio serale è suo compito portare la cucina allo splendore e alla pulizia originaria. Mentre pulisce e lava lo si vede ballare a ritmo di musica, lo si sente cantare con un mestolo di legno usato come fosse un microfono, è lui ora il Re indiscusso del suo regno, riporta la pace dopo la guerra, l’ amore dopo il litigio e la libertà dopo la reclusione.

Foto scattata da Davide Menarello
Racconto scritto da Luca Benedetto

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